Guerrilla cycling

15 Lug

Salva i ciclisti, la bicicletta è politica è il libro di un amico, anzi di una serie di amici, persone straordinarie che hanno condiviso l’esperienza della nascita di questo movimento orizzontale per la sicurezza di chi usa la bici come mezzo di trasporto.

Agli amici dico sempre quello che penso (e non solo a loro):  è un testo assai interessante e strano nello stesso tempo.

E’ interessante (talvolta appassionante) perché è una sorta di manuale di istruzioni sul modello di #salvaiciclisti, offre le dritte giuste per poter replicare (a determinate condizioni) un’esperienza di successo che dalla virtualità (il web e i social media) si trasferisce alla strada, acquista consistenza e carne, da critical mass digitale diventa manifestazione di decine di migliaia di persone.

E’ strano perché mescola un’ansia rivoluzionaria e uno spirito riformista. A tratti pare che si debba dare una decisa zampata (o una vigorosa pedalata) per spazzare via decenni di immobilismo della pubblica amministrazione e a tratti sembra che a un radicale guerrilla cycling si debba preferire un’azione di sensibilizzazione che accompagni dolcemente chi ci governa a cambiare l’organizzazione della mobilità nelle aree urbane e nel resto del Paese. E’ una contraddizione solo apparente, perché le due azioni possono convivere, essere complementari. Chi va in bici ha capito due cose: che è possibile utilizzare la bici come veicolo e non solo per divertimento e che è impossibile che le città continuino a essere il regno dei mezzi a motore, della congestione, dello smog, del rumore, degli incidenti stradali. Questa convinzione porta a desiderare e progettare scelte radicali, rivoluzionarie. Non c’è bisogno di bici plan o ciclabili per far muovere meglio una città, c’è bisogno di voglia e coraggio da parte di sindaci e ministri: e questo – Salva i ciclisti lo dice – si può fare subito, senza tante menate. Ma nello stesso tempo #salvaiciclisti, con uno sforzo di razionalità e generosità, si propone anche come soffio di vento per spingere un po’ alla volta le città al cambiamento.

Come scrive l’autore, Pietro Pani, #salvaiciclisti ha stupito tutti, proprio perché è riuscita a tenere insieme – e con efficacia – anime separate. E continuerà a stupire…

 

3 Risposte to “Guerrilla cycling”

  1. zeo 16 luglio 2012 a 15:48 #

    united we stand divided we fall

    • lerane 16 luglio 2012 a 22:31 #

      Non la so tradurre, ma suona bene 🙂

  2. Naveta Magar 3 agosto 2012 a 18:06 #

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