L’automobilista è cattivo

7 Feb

Si può essere portati a pensare, innocentemente, che tra un automobilista e un ciclista non ci siano molte differenze a parte il mezzo di locomozione utilizzato per spostarsi in città. Non è così. I due soggetti sono diversi per carattere, temperamento, personalità, desideri, inclinazioni. Si tratta di due precise e distinte evoluzioni antropologiche.

L’automobilista è cattivo. Senza nessun motivo gli capita di uccidere ciclisti, pedoni, mamme e bambini, altri automobilisti, amici, fratelli, sorelle, genitori, coniugi e, talora, anche se stesso.
Il ciclista non ha mai fatto male a nessuno.

Il ciclista è una persona che sceglie di rinunciare all’automobile.
L’automobilista è una persona costretta a rinunciare alla bicicletta. Non c’ha il fisico adatto.

L’automobilista è la totale perdita di biodiversità. Chiuso nell’abitacolo è solo una targa, al più un modello, una cilindrata, una carrozzeria.
Il ciclista è uno straordinario individuo, una creatura unica che – anche nel traffico – ha un volto, un corpo, armoniose movenze umane.

Il ciclista può portare la bici a casa.
Anche diversi automobilisti hanno provato a fare altrettanto. Il dottore dice che quando smettono di fare brumm brumm e di mostrare il dito medio al vicino di letto forse interrompono gli psicofarmaci.

L’automobilista paga bollo, carburante, parcheggio, assicurazione, multe, autolavaggio, carrozziere, meccanico, elettrauto, gommista, revisione, cambio olio, freni e pasticche…
Il ciclista gli fa: prrrrrrr!

Cinque ciclisti che percorrono insieme un tratto di strada sono un gruppo di amici pronti a nuove e fantastiche avventure. Cinque automobilisti insieme in una vettura sono un guidatore e quattro passeggeri impantanati nel solito ingorgo quotidiano.

L’automobilista paga svariate migliaia di euro una cosa che va da 0 a 100 in 4,2 secondi e che può toccare i 212 chilometri orari. Poi, in città, si sposta a una velocità media di 3 kmh.
Il ciclista paga poche centinaia di euro o anche molto meno una cosa che può andare alla velocità che lui è in grado di imprimergli. Poi, in città, si sposta effettivamente alla velocità che lui è in grado di imprimergli.

Il ciclista sa sempre tutto quello che gli serve per muoversi.
L’automobilista non potrebbe fare un metro se la strumentazione di bordo non gli ricordasse portiera aperta/chiusa, luci accese/spente, freccia inserita/disinserita, livello di carburante, pressione degli pneumatici…

L’automobilista ha un meraviglioso hi-fi, 12 altoparlanti, 4 woofer, due subwoofer, bluetooth incorporato, motion sensor, monitor touch panel e advanced sound retrive.
Il ciclista ha la musica dentro.

Il ciclista, all’occorrenza, può caricare la bicicletta su un’automobile. Sa come si fa.
L’automobilista non può caricare l’automobile su una bicicletta. Non sa come si fa.

L’automobilista la mattina si sveglia, monta in macchina, perde mezz’ora nel traffico e mezz’ora alla ricerca di un parcheggio, scende, va in palestra, si cambia, fa mezz’ora di cyclette, si fa la doccia, si riveste, monta in macchina, si fa un’altra mezz’ora di traffico e perde un’altra mezz’ora alla ricerca del parcheggio, scende, arriva in ufficio. Incazzato come una bestia.
Il ciclista la mattina si sveglia, monta in bici e dopo venti minuti è al lavoro. Sorridente come non mai.

Il ciclista è una macchina perfetta.

L’automobilista è alla mercè di una macchina imperfetta.

8 Risposte to “L’automobilista è cattivo”

  1. pedrop61 8 febbraio 2011 a 00:41 #

    …si però quando 5 ciclisti occupano la carreggiata…o sono una tragedia imminente…o sono un rallentamento !

    😉

    Non prendertela…anch’io sono stato ciclista, sto progettando la prossima vacanza in bici in olanda. ne ho già fatto una quando ero più giovane. Sono andato in bici molti anni. ma adesso epr andare a lavorare sono costretto a rpendere la macchina.

  2. Obbie 8 febbraio 2011 a 13:23 #

    Purtroppo è troppo pericoloso!
    Sarebbe bellissimo andare in bicicletta in molti casi (non sempre purtroppo perché io lavoro a 70 Km da casa mia, ma comunque ci vado col treno), ma come si fa?
    Ci vorrebbero piste ciclabili vere, completamente isolate dalle auto, ma nella situazione attuale è troppo pericoloso.
    Intere strade andrebbero tolte dalla circolazione a 4 ruote e dedicate a quella dei ciclisti, ma quando si arriverà a questo?

    • lerane 8 febbraio 2011 a 14:41 #

      Presto o tardi…

  3. paola 9 febbraio 2011 a 09:19 #

    sono tutte scuse . se vuoi , puoi .se tanti volessero , si potrebbe vivere meglio . ma pochi rinunciano all’ automobile , non si rendono conto di esserne prigionieri . il ciclista è libero ed è un eroe . troviamo il coraggio di ridiventare uomini liberi e non schiavi di un dogma , vivere senza auto , si può .

    • lerane 9 febbraio 2011 a 09:34 #

      🙂

  4. tiziana 8 aprile 2011 a 13:03 #

    l’articolo è ironico ovviamente, ma mi pare che comunque molta gente ragioni così veramente cos. ovvero il ciclista eroe e l’automobilista cattivo e crudele.
    mentre inve cela mia esperienza- e notare che io prnedo la macchina solo se strettamente necessario- è motlo, molto diversa: ciclisti che fanno quello che gli pare sulla strada, non rispettano segnali, precedenze, zigzagano tra le auto in fila, vanno contromano, non rispettno i pedoni e quindi te li ritrovi che sfrecciano su strade e marciapieid sbucando improvvisamente anche alll’ultimo minuto…oltretutto, 5 ciclisti che vanno per strada non in fila indiana non sono 5 simpatici amici pronti ad ogni avventura ma anche qui stanno violando il codice della strada e rallentando il traffico, e sicocme da nessuna parte sta scritto che i ciclisti hanno diritto di fare quello ch gli pare, si regolino di consenguenza.
    che non ha mai fatto male a nessuno non è vero; ci sono spesos incidenti causati da ciclisti che adotanno i comportamenti di cui sopra, e nesusno dice null, se ne parla veramente molto poco.
    qualche mese fa vicino a cas mia un ciclista facendo uan manovra azzardata che non poteva fare a tagliato la strada a una moto che stava sopraggiungendo regolarmente e sono morti due ragazzi(quelli della moto). e quindi, chi è il cattivo in questo caso?
    oltretutto , i ciclisti non usano davvero MAI una macchina?non ci credo…quindi, un po’ di misura andrebbe bene anche a loro.

  5. Marco 31 agosto 2012 a 09:33 #

    Questo è un ritratto idealizzato. Se la strada è aggressiva e premia l’aggressività, il ciclista, specie se abituale, non turistico, nervoso o incline a imporsi (e sono tratti di circostanze o di caratteri, non distinzioni di mezzo di locomozione) diventa o può diventare (senza giustificarlo, comunque) una parte di quest’arena, ovviamente selezionato secondo ciò che in questa arena ti rende adatto: la disinvoltura pericolosa ma rapida. Un ciclista così plasmato (e c’è un rischio di idealizzazione anche nel dire che lo hanno indotto le macchine cattive, che lo hanno traviato, vero solo in parte) è un pericolo e l’unico motivo perchè non lo è quanto un automobilista è che non ha un’auto ma solo una bici con cui nuocere. Da pedone ne so qualcosa, aggiungendo che un ciclista non può solo nuocere ma indurre gli automobilisti, normalmente considerati al vertice della “catena alimentare” a nuocere o a farsi male, magari proprio per non far male a lui. Questo come concetti. Per esempi, invece:
    -Un ciclista taglia la strada ad un’auto, l’auto sbanda per evitarlo e va addosso ad un albero (o a qualcun altro!): il ciclista ha causato almeno in buona parte un incidente della gravità automobilistica. Il ciclista può aver rotto il braccio o persino la testa all’automobilista, così “cattivo” da aver tentato di non trasformarsi in un omicida, rischiando
    -Un ciclista va allegro alla piena velocità “che il suo piede gli consente” (secondo il vostro comprensibile slancio poetico ma che ignora altre questioni) nella zona mista ciclopedonabile. Un tizio si sta fermando su quello che, a suo uso, è poco meno che un marciapiede, bevendo una bibita. Niente arrogantoni in SUV o “soggetti forti”, dunque. Il ciclista lo urta, lui cade e si fa male

    -E sotto ai portici? E in contromano?

    -La bici la porti sotto casa, non in casa! E riuscire a conciliare la mobilità cogli psicofarmaci (anche in bici, visto che il CdS non fa distinzioni nette) senza sentirsi sempre potenzialmente in infrazione è faccenda serissima e malamente affrontata in Italia. La strada è spesso la stessa lotta per tutti, forse il ciclista è meno arrogante ma rischia di più la pelle: i suoi nervi e a volte anche la sua cortesia sono logorati quanto quelle di chiunque altro. Non continuiamo ad immaginarci il ciclista da diporto in stradine. E’ uno sbaglio, un lasciarsi andare, ma l’incazzatura, e a volte persino l’ebbrezza alla Shumacher, a dire il vero, colpiscono anche il ciclista, specie se giovane e gasato. Ovviamente esiste il ciclista sempre sereno ma ho la polemica sensazione che sia proprio quello leggermente anarchico, che va come in un campo di grano…in pieno centro! Di che si deve preoccupare lui?
    -Il ciclista fa prrr a obblighi e complessità della circolazione quattroruote, vero. Ma sa sempre tutto ciò che gli serve?La bici ha obblighi, non è un giocattolo e non deve andare in strada “nello stato in cui trovasi” come fosse un gatto, a cui basta essere un gatto. Non sanno sempre quello che gli serve, a volte si convincono che gli serva meno del dovuto: no campanello, freni laschi, no luce. E quando vengono giù dal cavalcavia come inquietanti folate di vento fantasmatico, stile film gotico, senti appena il suono: “Pista!” mentre l’aria si sfoca e hai la sensazione di qualcosa che ti muove i peli del braccio…

    -L’automobilista arriva teso come una corda e colla camicia in ordine in ufficio. Il ciclista arriva pieno di PM10, sudato, forse un pò meno teso ma non fa comunque questo effetto di buddhità

    -Cinque ciclisti sono cinque avventurieri…nel bene e nel male. Facendo massa occupano lo stesso spazio dell’auto e quasi come essa a volte si comportano e trattano con poco rispetto il loro collega singolo e non sportivo, colla forza del gruppo. Cinque avventurieri alla carica, che almeno un pochino pensano “E chi ci ferma assieme?”. Il confine fra cinque “guerrieri della luce” e cinque corsari, prego.

    Capisco lo spirito (qualcuno ha detto “ironia”, a me sembra più una celebrazione) dell’articolo:più bici, meno progresso invadente, contorto, disumanizzante e logorante, più coscienza e vera indipendenza, coi mezzi ess? enziali ma ben padroneggiati e adatti. Condivisibile, ma solo lo spirito, non le tante affermazioni esagerate “per retorica”.

  6. Marco 31 agosto 2012 a 09:41 #

    Ah, ultima, anche se sto facendo riesumazione: Il ciclista conserva la sua individualità: è merito del modo in cui si fa ciclismo in Italia e della poca congestione, che in Italia è propria delle macchine, anche per numero, ma anche per modo di muoversi. Se tutti ci muovessimo in bici questo sarebbe più difficile anche se non impossibile (la bici è più sostenibile, meno intasante). “La bici non è un numero, è un bell’uomo!” Prova a dirlo a quei cinesi in due ruote anni ’70, quasi un clichè, nella calca colle bici

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