Se domani tocca a te morire in un incidente stradale

15 Nov

white bikeIl dibattito sulla sicurezza stradale di chi si sposta in bici è spesso parziale, ispirato da una lettura approssimativa delle statistiche e delle esperienze disponibili o, peggio, muove le mosse da pregiudizi fondati su una serie di luoghi comuni alimentati dai media o da scaltri e interessati addetti ai lavori.

Proviamo allora insieme a fare una macabra previsione: tra un mese esatto è il tuo turno, tocca a te morire in un incidente stradale mentre stai pedalando sulla tua bicicletta. Però sei fortunato. Prima del fattaccio ti viene data l’opportunità di cambiare le regole che governano la mobilità e, se fai le scelte giuste, se riesci almeno a dimezzare il rischio di incidentalità stradale nella tua città – puoi sperare di sopravvivere. Hai fatto tutti i riti apotropaici del caso? Bene, procediamo.

1) La tua scelta è la protezione passiva. Dunque da ora in poi indossi il casco. Risultato: sei morto! La specifica norma comunitaria che definisce i requisti degli elmetti per biciclette, skateboard e pattini (omologazione EN 1078) prevede che i caschi garantiscano un’apprezzabile protezione solo fino a velocità d’impatto di 25/30 chilometri orari.

2) La tua scelta è farti vedere. Dunque da ora in poi riempi te stesso e la bici di luci e catarifrangenti. Risultato: sei morto! La quasi totalità degli incidenti che coinvolgono i ciclisti avvengono di giorno, in condizioni di luminosità spesso ottimali. Degli ultimi dieci omicidi stradali di un ciclista, uno solo si è verificato al crepuscolo, gli altri sono avvenuti di mattina o nel primo pomeriggio.

3) La tua scelta è la tolleranza zero nei confronti di ubriachi e drogati. Risultato sei morto! Anzi sei morto due volte! Prima che gli effetti di pene più severe facciano sentire i loro effetti sulla sicurezza stradale, il tuo mese è passato e tu fai in tempo a partecipare al tuo funerale e pure a varie cerimonie annuali alla memoria. E poi il tuo obiettivo qual è? Vendicare la tua morte o sopravvivere? Inoltre, bisogna leggere con attenzione le cifre: l’ultima volta che Aci e Istat hanno analizzato statisticamente il fenomeno (nel 2008) è stato rilevato che gli incidenti con morti e feriti  imputabili a un alterato stato psico-fisico del conducente sono il 3,12 per cento del totale. Si tratta, approssimativamente, di 135 casi su 3.860. La quasi totalità delle vittime della strada è provocata da persone in pieno possesso delle proprie facoltà mentali.

La Stampa, 14 Novembre 1966

4) La tua scelta è la sensibilizzazione e la promozione di un cambiamento culturale. Risultato: sei morto! Dal 1946 a oggi sono state uccise da incidenti stradali 481.000 persone, circa 40.000 in più rispetto alle vittime italiane della seconda Guerra Mondiale. E’ dagli anni Sessanta, dalla motorizzazione di massa, che si parla di promuovere campagne di educazione a partire dai più piccoli, dalle scuole. Non dico che non vada fatto, ma anche ammesso che partisse ora un progetto serio ed efficace, prima di vedere risultati apprezzabili serviranno diverse generazioni e altre migliaia di funerali oltre al tuo.

5) La tua scelta sono le piste ciclabili. Risultato: sei morto! La via infrastrutturale verso la sicurezza e la ciclabilità è impraticabile per tantissimi motivi.  A parte i soldi, è tecnicamente impossibile, ad esempio, realizzare una ciclabile in ognuno dei 68.267 chilometri che costituiscono la sola viabilità ordinaria all’interno dei comuni capoluogo. E anche se fosse possibile, considerando il ritmo di crescita delle ciclabili urbane nell’ultimo ventennio, servirebbero 649 anni e mezzo per assicurare  una rete completa di strade riservate alle due ruote. Se non t’ha ammazzato prima l’incidente, fai in tempo a morire tu e tutta la tua progenie prima di vedere qualcosa di decente.

6) La tua scelta è la messa in sicurezza delle strade, delle rotatorie, della pavimentazione stradale, dell’illuminazione notturna. Risultato: sei morto! Il pessimo stato delle infrastrutture o la loro inadeguatezza (buche, scarsa illuminazione, rotatorie malprogettate…), sempre secondo le statistiche, è responsabile di una percentuale di incidenti compresa tra lo 0,4 e il 2,3%.

7) La tua scelta è affidare il tuo destino agli amministratori pubblici, perché sono più competenti di te. Risultato: sei morto! Anzi, ma dove vivi? Tu chiedi sicurezza ai sindaci, agli amministratori pubblici, al Parlamento e al Governo e loro ti rispondono che il loro obiettivo al 2020 o al 2030 o al 2050 è… Ma tu hai un mese di tempo, mica puoi aspettare il 2020!

Hai esaurito le tue sette vite da gatto e io devo ancora sgombrare il campo da alcuni potenziali equivoci. Bisogna usare il casco, utilissimo soprattutto se cadi da solo, girare al buio senza luci è istigazione a delinquere, è gravissimo che si possa ammazzare la gente guidando ubriachi e rischiando solo una sonora tirata d’orecchi, bisogna stimolare un cambiamento culturale in questo Paese ed esigere un’azione serie e concreta da parte della classe politica (e non solo rispetto al codice della strada), vanno fatte le ciclabili lungo quelle arterie dove proprio è impossibile garantire una convivenza armoniosa tra vari mezzi di trasporto, bisogna eliminare le trappole presenti nel manto stradale, nelle rotatorie ad alcuni incroci… Bisogna fare tutto questo, però… Però, osservando analiticamente e scientificamente le cause degli incidenti bisogna essere consapevoli che tutto questo può ottimisticamente portare a una riduzione del 6-8& della mortalità. I 282 ciclisti morti ogni ‘anno potrebbero cioè diventare 260. E tu, purtroppo, sei tra quei 260, perché quei 260 non sono vittime delle buche, del buio, di un alcolizzato, ma del mancato rispetto del semaforo o di una precedenza (20%), della guida pericolosa, di una distrazione o del sorpasso azzardato (25,3), di manovre irregolari, del mancato rispetto della distanza di sicurezza, di un’inversione a U (28,2%). E alla guida ci sono persone che nel 97% dei casi sono nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali.

Visto che qualunque sia la causa di un incidente è la velocità (nel 100% dei casi) a determinare la gravità delle conseguenze bisogna per prima cosa agire sulla velocità dei veicoli. Bisogna spiegare agli amministratori pubblici che va ridotta a 30 kmh la velocità nei centri abitati e che va fatto adesso, nell’interesse dei ciclisti, dei pedoni, dei motociclisti, degli automobilisti. Ma non basta. Bisogna capire che gli standard attuali della mobilità non sono la normalità, che è assurdo che il 72% della popolazione si sposti in automobile per fare percorsi che nel 70% dei casi oscillano tra i 1000 metri e i 7 chilometri.

Un’ultima cosa. E’ ovvio, mi auguro che non sia tu a lasciarci le penne. Però io e te dobbiamo sapere, dobbiamo saperlo tutti, che nei 30 giorni che avevi a disposizione per cambiare le regole del gioco 23 persone in bici moriranno davvero, uccise dall’impatto con un veicolo a motore.

19 Risposte to “Se domani tocca a te morire in un incidente stradale”

  1. Vincenzo Nizza 15 novembre 2012 a 08:40 #

    Se tutti solo leggessero quello che scrivi nel tuo articolo! Mobilità e civiltà: la strada giusta è questa.

    • lerane 15 novembre 2012 a 08:47 #

      Mobilità e Civiltà! 🙂

  2. camillo (@ubik_66) 15 novembre 2012 a 09:37 #

    Oddio, mi sento spacciato allora 😦
    Lucidissima analisi comunque

  3. StefanoM 15 novembre 2012 a 10:30 #

    Tutte le volte che salgo in bici penso che quello potrebbe essere il mio ultimo giorno di transito in questo mondo di automobilisti. Spero solo che, semmai dovesse accadere, serva in qualche modo a sensibilizzare l’opinione pubblica. Un sacrificio utile per cambiare le cose, rendendo il mondo più abitale per i miei figli. Questo però non mi spaventa, anzi mi stimola ad andare avanti e a non cedere allo status quo.

    http://www.archiviobici.it

  4. lerane 15 novembre 2012 a 10:33 #

    Reblogged this on Rassegna Stanca and commented:

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  5. Paolo Macchioni 15 novembre 2012 a 10:49 #

    Macabro ma è la triste realtà! Anche a piedi i rischi sono simili, io ho educato le mie figlie ad avere il terrore delle auto e soprattutto degli automobilisti, prima di attraversare si assicurano sempre di prendermi per mano e guardano assieme a me che non arrivino i matti in auto. Che mondo!

    • lerane 15 novembre 2012 a 12:14 #

      Che tristezza, eh?

  6. giuseppe 15 novembre 2012 a 10:50 #

    bellissimo…complimenti!

    • lerane 15 novembre 2012 a 12:14 #

      Grazie Giuseppe

  7. Sandro 15 novembre 2012 a 12:31 #

    Credo che lungo le strade di una città come Milano bici e auto siano quasi incompatibili. E questo anche se si creano piste ciclabili: i gas di scarico li delle auto ci sono comunque, e proprio mentre siamo sotto sforzo e respiriamo a pieni polmoni.
    La mia proposta è che ci siano strade riservate solo a ciclisti e pedoni (più le auto di chi ci abita, obbligate ai 20 kmh). A Milano è semplice: ha una struttura urbanistica fatta a centri concentrici e strade a raggiera che vanno dal centro alla periferia. Oggi i raggi sono a senso unico alternato. Basterebbe che ogni 5 raggi ce ne fosse uno vietato ai motori a scoppio.

  8. walter monici 15 novembre 2012 a 14:02 #

    Il costante tributo di morti, invalidità e feriti provocato dai veicoli a motore richiede soluzioni incisive ed efficaci che possono riguardare anche le caratteristiche di omologazione dei veicoli.

    Paradossalmente il miglioramento di alcune di queste caratteristiche può costituire un aumento del pericolo:
    Insonorizzazione, isolamento acustico e visivo, confort producono una sorta di distacco dall’ambiente esterno.
    Le velocità raggiungibili sono largamente sovradimensionate rispetto alle possibilità del traffico e ai limiti imposti dalle leggi.
    Ripresa ed accelerazione rapidissime producono uno sfasamento percettivo de parte degli altri utenti della strada sulla distanza del veicolo e sul tempo a disposizione per qualunque manovra.
    La ricerca della massima protezione dell’abitacolo ha generato lo irrobustimento dei montanti anteriori col risultato di creare ampi angoli morti di visibilità che provocano incidenti soprattutto in ambito cittadino.
    Per contrasto la totale assenza di protezione e le prestazioni elevatissime delle moderne motociclette collocano questi veicoli in una categoria molto superiore alle capacità di molti guidatori che inconsapevolmente si espongono ad un rischio di morte o invalidità enorme, generalmente indicato in 25 volte quello di una automobile e fonte di danni sociali e personali
    In questa situazione si apprezza che gran parte della comunicazione pubblicitaria tende tende oggi ad evidenziare nelle auto fattori che si distaccano dai tradizionali stereotipi della velocità e delle prestazioni, ma a cio non ha corrispostoe un adeguamento dei veicoli.
    Per molte persone l’automobile rimane un elemento distintivo della propria personalità e non viene ancore vissuta esclusivamente come un mezzo di trasporto.
    Al fine della sicurezza e di un maggior distacco dai fattori emotivi e dunque necessario ripensare alle norme di omologazione dei veicoli a motore al fine di una maggiore omogeneita delle loro prestazioni per contribuire ad evitare comportamenti pericolosi.

    Proposte per nuove norme di omologazione dei veicoli a motore e regole di comportamento del codice della strada.
    Art. 1
    I veicoli a motore devono essere dotati in sede di omologazione di limitatore della velocità massima a 100 km/ora e della accelerazione da 0 a 50 km/ ora in 10 secondi
    Art.2
    I veicoli a motore a carrozzeria chiusa non potranno avere un indice di isolamento rispetto all’esterno superiore a 10 db.
    Art.3
    Per i nuovi modelli dal 1 gennaio 2016, la visibilità anteriore su un angolo di 180 gradi non potrà essere interrotta da porzioni superiori ai 5 gradi e tali interruzioni non potranno occupare l’angolo di 30 gradi minimo rispetto all’asse del volante.
    Art.4
    Gli impianti audio installati all’interno dei veicoli non potranno produrre una pressione sonora superiore ai 70 db in corrispondenza del guidatore.
    Le operazioni di caricamento dei dischi potranno essere eseguite solo a veicolo fermo o dal passeggero mediante controllo o dispositivo in grado di rilevare la presenza del passeggero.
    Art. 5
    I veicoli a motore privi di carrozzeria chiusa, motocicli a due, tre e quattro ruote che non devono superare le prove di crash previste per le auto, devono avere velocità massima autolimitata a 60 km/ora e accelerazione massima da 0 a 50 in 10 secondi pari a quella degli altri veicoli.
    Art. 6
    E’proibito durante la guida l’uso del telefono.
    I contravventori saranno sanzionati con una multa di 100 euro e il sequestro del mezzo per un mese. In caso di recidiva il sequestro si prolunga a tre mesi, sei mesi e un anno.

    • lerane 15 novembre 2012 a 14:32 #

      Mi sembrano proposte molto dettagliate. Condivido lo spirito, rifletto sulla sostanza

    • Dav 16 novembre 2012 a 23:54 #

      Le proposte sono interessanti ma non credo che siano la soluzione, come non credo possa esserlo il limite dei 30km/h.
      Molti obblighi e regole ci sono già (precedenze, divieto d’uso di apparecchi telefonici durante la guida, ecc) che se applicate dagli automobilisti già diminuirebbe il numero di morti e quindi far cadere dal cielo un’altra serie di limiti non mi pare risolutivo.
      Ci vorrebbero invece una serie di campagne informative e di sensibilizzazione… tipo: “quando giri a destra o a sinistra controlla bene che non stia sopraggiungendo una moto, un ciclista o un pedone o potresti diventare un assassino” o “sembra poco ma guarda prima di aprire la portiera ché potresti uccidere”…
      piccole cose che in macchina ci si dimentica (assodato che chi causa gli incidenti non sono maniaci ma gente comune)… una forte sensibilizzazione da parte dei comuni e mega cartelloni pubblicitari o scritte elettroniche per tutta la città potrebbero ridurre qualcosa..affiancato alla velocità limitata ai 30.
      un paio di morti all’anno già mi pare un ottimo obiettivo per la società e le famiglie delle vittime.
      Se i soldi sono un problema (a salvare le vite spesso lo sono) i partiti anziché spendere per cartelli pubblicitari autocelebrativi o polemici potrebbero spenderli in queste campagne… di certo avrebbero anche un ritorno di gradimento.

  9. delma 15 novembre 2012 a 14:56 #

    visto che giusto ieri ho avuto piccola discussione da pedone con automobilista a oggetto “strisce pedonali” (centro di torino) …. considerato che è terminata “ma se io viaggio ai 70 come faccio a inchiodare?” … capite? questo manco sapeva che esiste il limite dei 50 ….

  10. Lorenzo80 16 novembre 2012 a 07:02 #

    E’ vero, mettiamo il limite a 30 km/h. Ma poi la gente lo rispetta? Facciamo in modo che lo rispettino con autovelox a tutto spiano e multe rovinafamiglie!

    P.S: Da meno di un mese mi sono trasferito a Roma, dopo 2 anni e mezzo di casa-ufficio in bici nella mia città natale, devo ancora attrezzarmi anche qui. Ma ho molta paura…

  11. solounoscoglio 16 novembre 2012 a 10:30 #

    personalmente ho scelto di non usare più la bicicletta per accompagnare mia figlia a scuola perchè ero stanca di essere umiliata davanti mia figlia dai vaffa degli automobilisti romani….solo perchè in salita rallento….!

    • lerane 16 novembre 2012 a 12:16 #

      capisco, ma credo che tua figlia crescendo sarà fiera di una mamma ciclista, non omologata alla pigrizia arrogante della massa…
      se ci ripensi, fammi sapere

  12. camillo (@ubik_66) 16 novembre 2012 a 11:29 #

    Come dicevamo (la dura e ineluttabile legge della statistica), ecco la “prossima vittima”, anche se non in bici, il concetto non cambia, la velocità, l’imprudenza e l’incoscienza del guidatore sono sempre i responsabili:

    http://affaritaliani.libero.it/toscana/alla-guida-con-il-foglio-rosa-investe-ed-uccide-bimbo-di-5-anni161112.html?ref=ig&utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter

    che aspettiamo ancora?

  13. ernesto 17 novembre 2012 a 16:21 #

    le soluzioni proposte sono tutte ottime: bisogna adottarle e farle adottare; insistere nel divulgarle, non colpevolizzare e occhi aperti sempre
    Ernesto

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